Dalla collaborazione con i nostri amici di www.decappottabiliontheroad.com
Suppongo che per quelli tra voi che parlano il russo o il giapponese o il cinese il concetto di alfabeto si estenda ben oltre la ventina di lettere che noi italiani conosciamo. Ma per la maggior parte degli europei, abituati a parlare italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo e così via, l’alfabeto è una questione semplice. Basilare. Schematica.
Non si scappa quindi dalla suggestiva verità che la F, nell’alfabeto, viene dopo la E.
Ecco perché anche ai meno informati o interessati alla storia dell’automobilismo non sarà sfuggito che la Jaguar F-Type sembra la candidata ideale per raccogliere la pesantissima eredità della E-Type.
Purtroppo, non ho mai guidato la E-Type e quindi non posso affermarlo con certezza ma ho la sensazione netta che meriti un posto accanto alla Lamborghini Miura, la Ferrari Daytona, la Riva Aquarama, il Concorde e l’Antonov 225.
Ovvero un poster in camera, più che un mezzo di trasporto.
La F-Type regala ogni tipo di impressione, tranne quest’ultima.
Non ci sono dubbi quindi che l’ultima nata in casa del Giaguaro sia più adeguata accanto al Boeing 737, la Maserati Granturismo e il famoso “bullet train” giapponese Shinkansen.
Capolavori della tecnica e dell’ingegneria, eccezionali esercizi di design, ma pur sempre mezzi di trasporto.
Avevo premesso qualche settimana fa, appena dopo averla guidata, che la F-Type ha tre difetti.
Scusate l’introduzione lunga e tediosa ma era necessaria per portare l’attenzione sulla prima pecca.
Non è un’auto per niente pratica nell’uso quotidiano. Una spider due porte è normale che non lo sia, ma fino a un certo punto. E la Jaguar va ben oltre quel punto.
Ci sono essenzialmente tre luoghi dove un’auto può e deve stare. In un museo, in una pista o in strada.
La F-Type è bellissima ma non è da museo, è veloce ma non è nata per la pista, quindi per esclusione il suo habitat è la strada e in strada servono, tanto per fare un esempio, un baule semi-quasi utilizzabile, che la F non ha. Si può ignorare il baule e si può glissare anche sulla dotazione scarsa, ma la rigidità….
La F va meglio aumentando il passo ma in città, alle basse andature soprattutto, è incredibile. In senso negativo. Basta guidare in qualunque tipo di fondo stradale che non sia asfalto liscio come una palla da biliardo, con qualunque tipo di pendenza a qualunque ritmo per rendersene conto. Spacca la schiena e sobbalza senza sosta. Dopo aver guidato per cento metri ho pensato di fermarmi per controllare la pressione degli pneumatici.
Era così rigida da dare la sensazione di guidare direttamente sui cerchi.
Guidare sopra una formica su questa ha lo stesso effetto che si potrebbe avere guidando sopra uno di quei tremendi dossi che si trovano nelle cittadine sul sud della Francia a 60 orari con un’auto comune
Parte del problema, oltre che dalle sospensioni troppo rigide, dipende dal peso.
La F-Type è costruita quasi interamente in alluminio e questo porta inevitabilmente a chiedersi quanto avrebbe potuto pesare se fosse stata costruita con altri materiali perché supera, e di molto, la tonnellata e mezzo. Troppo per essere la sportiva che vuole essere. Il peso è la chiave di tutto, rovina l’accelerazione, peggiora i consumi e rende l’auto ingombrante e più goffa in curva.
Come un elefante che tenta di pattinare sul ghiaccio.
Ma il più grande difetto di quest’auto, di gran lunga, è il prezzo.
Ogni auto di questa categoria deve per forza di cose confrontarsi con la Porsche Boxster e la Porsche Cayman. Le due tedesche sono il punto di partenza. Chi è sul mercato in cerca di una sportiva di dimensioni medio-piccole sotto i 100.000 € (beato lui) finisce inevitabilmente alle porte di una concessionaria della casa di Stoccarda.
Beh, se la Boxster parte da 50.897 euro e la Cayman da 53.075 allora la F-Type? 55.000? 60.000 forse?
No, neanche lontanamente vicini.
Parte da 75.850 e per quel prezzo non ci sono neppure i sedili totalmente in pelle né il bluetooth né il clima bizona né l’accensione automatica dei fari.
Si pagano persino 2.200 per avere la vernice metalizzata nelle tonalità più belle, inclusa la Firesand, che secondo me è quella da scegliere.
Ho speso molte parole per descrivere i difetti di quest’auto e onestamente adesso non ho idea di cosa scrivere per parlare dei pregi. Non ci sono pregi tangibili, è tutto molto emozionale. Ma come descriverli? Normalmente quando l’auto in questione è una due posti, due porte, sportiva di fascia medio-alta come questa i tester adorano scrivere e scrivere e scrivere usando paroloni e aggettivi come “epico” e “memorabile”. La tenuta di strada è “sorprendente” e la spinta è “possente”.
Sorprendente rispetto a cosa? Una Fiat Punto. E anche possente credo sia un po’ inutile come aggettivo. Con 3-400 cavalli deve esserlo.
E la linea? Ah, su questo argomento mi infervoro.
Uno dei luoghi comuni più diffusi se leggete prove di auto di questo genere riguarda la reazione delle altre persone. I giornalisti amano scrivere che tutti si girano a guardarla. Anche dando per scontato che questo fatto sia davvero importante, e non sto dicendo che lo sia, semplicemente non è vero.
Provate ad andare nel pieno centro di Times Square a New York con un megafono e gridate “BOMBA!”. Quello sì che causa una reazione.
Una F-Type? Quella che un’auto del genere provoca nel 99 % dei luoghi in cui potreste guidarla in Europa si chiama studiata indifferenza.
Gli altri la vedono, la vogliono, l’ammirano. Ma faranno di tutto per non farvelo notare. Perché voi la state guidando e loro no.
Anche se, come nel mio caso, la F-Type non è vostra e appena conclusa la prova vi aspetta una Mazda RX8 vecchia di 7 anni che potrebbe o potrebbe non partire. Questo gli altri non lo sanno.
Non sono certo che l’Europa sia, purtroppo, nel giusto contesto sociale per un’auto del genere. E anche se è veramente bellissima e il suono che esce dagli scarichi è veramente epico (scusate l’aggettivo ma avrei voluto poter effettuare riprese video per farvelo sentire, è sensazionale), la Jaguar F-Type è semplicemente anacronistica e inadatta ad essere utilizzata nel nostro paese. Ora. Soprattutto nel colore Firesand che tanto adoro.
Ma qui non si testano le caratteristiche sociali dell’auto o chi la guida. Si testa l’auto. E l’auto vale ogni centesimo dei 75.000 euro che costa. Nonostante il baule adeguato per farci stare al massimo una rana. Nonostante rimbalzi con quelle sospensioni di pietra. Nonostante gli inevitabili controlli della polizia a cui dovrete abituarvi se ne guidate una.
Avere una F-Type per molti versi è come avere una fidanzata mezza ubriacona, lunatica, aggressiva che vuole solo mangiare in ristoranti con conto a tre cifre.
La si odia. Ma si continua a perseverare perché ha il viso di un angelo, il corpo di una supermodella e occasionalmente….
Testo e foto di Alessandro Saetta Vinci.