Non me lo aspettavo proprio questo aumento della benzina, attraverso il ritocco dell'accisa, soprattutto in un periodo che vede il prezzo del petrolio in balia delle tensioni geopolitiche, per non parlare delle speculazioni di cui è continuamente oggetto. Sinceramente avrei preferito pagare un euro in più il biglietto per andare al cinema. Ma quello che più mi colpisce è il ripetersi dell'immobilismo delle case automobilistiche di fronte all'ennesima penalizzazione verso il settore. Fatto salvo Eugenio Razelli, presidente dell'Anfia, che quindi parlava a nome della filiera italiana dell'automobile ("siamo preoccupati per le conseguenze che questo rincaro potrebbe produrre in termini di aumento dell'inflazione e riduzione dei consumi", ha commentato ieri in una nota), dagli altri silenzio assoluto. Singolare e purtroppo ripetitivo questo atteggiamento passivo. E lo dico soprattutto nelle vesti di presidente della Uiga, l'Unione italiana dei giornalisti automotive, che continua a premere con forza e altrettanta difficoltà (non lo trovate strano?) per una maggiore trasparenza quando si parla di mobilità e a invitare le case automobilistiche di informare meglio l'opinione pubblica sui progressi compiuti dal settore. Significa parlare di più con la gente, affrontare "de visu" le Istituzioni, mettere con le spalle al muro - dati alla mano - i tanti denigratori. Se non ci sarà una svolta, le cose rimarranno tali e quali. Se non si punta a rialzare la testa al più presto, l'auto sarà sempre e comunque il capro espiatorio, la riserva di caccia a uso indiscriminato delle forze politiche. Senza i 67 miliardi di entrate fiscali che l'automobile assicura ogni anno al Paese sarebbero dolori. Il settore, quindi, merita più rispetto. Svegliarsi, dunque.
Pier Luigi Bonora Presidente UIGA